L’azienda italiana è riuscita nell’impresa di creare un ibrido che unisse alla sfera delle simulazioni di organo, una sezione di pianoforte, tutto in un unico chassis dal peso tutt’altro che proibitivo, con un buon corredo, a tutto vantaggio del ventaglio che il musicista, di quasi qualunque taglio, tra professionisti ed amatori, vedrà aprirsi innanzi sin dal primo uso. Uno stage piano che fonde le caratteristiche con quelle della stage keyboard, denominato appunto Combo, che fa convivere i drowbars tipici dell’organo, con gradevoli toni di pianoforte, anche elettrici. La possibilità di cucirsi addosso lo strumento è cosa di sicura rilevanza, il Dexibell è ricco di funzioni per dotare delle giuste sfumature i suoni, scegliendo, innanzitutto, quali tenere a bordo, con quali approcciare la situazione in live o in studio, la jam session ed in generale, tutte quelle occasioni che richiedono una tastiera che si lasci trasportare senza strascichi sulla salute della propria schiena. La versatilità nel caso della J7 è intesa non nell’assicurare una moltitudine di suoni per affrontare qualunque situazione musicale, bensì nell’unire due mondi efficacemente, senza rinunce, ma con decisi utilizzi che assieme donano un’ampia gamma espressiva al prodotto. La parte iniziale del video di MeX rivela anche una sostanziale valenza a tutto tondo dei piano, sicuramente non tra i più accurati, ma senz’altro di ottimo studio sonoro, il lavoro che c’è dietro si percepisce e la dinamica, pur con le evidenti limitazioni dettate da un tasto waterfall indirizzato all’uso organistico, si presenta godibile e fruibile. Il campionamento a 24 bit, infatti, dona una profondità interessante alle trame sonore, i preset sono di certa qualità, le riproduzioni di organo si fanno strada nel panorama affermandosi e ricavandosi un posto al sole e, se del caso, ci si può spostare di qualche passo per goderselo. La dotazione, infatti, si completa delle sezioni dedicate a modulazioni ed effetti d’ambiente, oltre alla equalizzazione e l’intervento sui parametri dei preset, così potendo renderli più rispondenti alle proprie esigenze. Gli anni passano, alcuni temi sonori appaiono non al passo e, benché siano ben sfruttabili, non presentano la freschezza e l’articolazione timbrica che altri marchi hanno saputo strutturare. Identico discorso va fatto per le emulazioni degli organi Hammond, il Nostro fa chiarezza e ci fa comprendere come tutto quanto inserito nella J7 sia pienamente fruibile, nonostante alcuni suoni siano meno dettagliati di quelli messi in commercio da altri produttori; allo stesso modo, lavorando sui pianoforti, il risultato acquisibile è apprezzabile, citandolo: approfondito.
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