Il setup per live performance del tastierista contemporaneo

Come ben sappiamo, l’avvento della tecnologia digitale ha portato la figura del tastierista moderno ad acquisire strumenti che vanno ben oltre le classiche tastiere analogiche. Oggi, la sua postazione può includere computer, interfacce audio, e una miriade di plugin che simulano ogni tipo di suono, da quelli orchestrali a quelli elettronici. Questo ha reso la figura del tastierista un perno fondamentale capace di plasmare il timbro generale di una band o di un progetto solista.

Il tastierista è spesso anche un produttore musicale. Crea e manipola campioni sonori, programma sequenze, facendo si che tali abilità tecniche diventino parte integrante della sua formazione e rendendo la sua figura indispensabile in contesti musicali diversi, dall’elettronica all’indie, dal pop al rock, fino alla musica orchestrale.

La performance dal vivo, specie in ambiti non professionistici, è spesso una sfida, dove il tastierista deve gestire una quantità notevole di apparecchiature che lo rendono quasi una figura ibrida, a cavallo tra il musicista tradizionale ed il tecnico del suono o addirittura delle luci/effetti spettacolo.

A questa sfida mi sono personalmente approcciato da tempo in modo analitico ed al contempo sperimentale, cercando di adeguare il mio “essere tastierista” alle esigenze che la musica moderna, o meglio, alle esigenze che le performance musicali moderne richiedono.

La mia scelta, negli ultimi anni, è stata quella di sperimentare tutte le possibilità a me accessibili per poter rendere le performance live (siano esse confinate al classico locale/pub che ai palchi), più complesse e complete possibile, non solo dal punto di vista strettamente di tecnica strumentale, ma anche da quello “visivo” e tecnico-pratico.

Non posso negare che la svolta, nella mia ricerca e sperimentazione, è stata segnata dall’avvento di Camelot Pro di AudioModeling, il quale mi ha aperto scenari e possibilità che nemmeno con Mainstage di Apple ero stato in grado di sperimentare in precedenza.

Camelot Pro rappresenta, oggi, il CORE di tutto il mio setup, dandomi la possibilità di gestire, in un’unica soluzione tutte le mie tastiere, i miei plugin, le sequenze, la sincronizzazione di software per la gestione delle luci ed effetti spettacolo (compresa la macchina del fumo!), per finire con la gestione dei messaggi MIDI da inviare a software per la gestione video.

Ovviamente l’applicazione di tutte queste possibilità varia a seconda della necessità richieste dalla tipologia delle esibizioni. La gestione luci/effetti ad esempio, è richiesta solo in ambito di esibizioni in locali/pub, mentre su palchi non è richiesta poiché destinata alla cura dei Service Audio/Luci.

Ma l’approccio non cambia.

Di seguito vado illustrare come è organizzato il mio attuale setup.

Lato hardware le tastiere che utilizzo sono Yamaha Montage 7, master Arturia KeyLab 61 MK2, Crumar Mojo 61 e Studiologic XPiano 73.

La Montage 7 è destinata a tutti i suoni che spaziano dai synth ai pads, dagli orchestrali agli e.piano in stile DX, agli effetti vari. 

La KeyLab 61 MK2 è una master potente e versatile con la quale gestisco le parti 9-16 di molte performance di Montage, tutti i plugin che girano su MacBook e su iPad (in particolar modo i vari SWAM di AudioModeling) e, attraverso la mappatura dei vari controlli fisici, il mixer della band (Behringer XR18) che viene utilizzato sia come main mixer negli eventi dove non abbiamo un Service audio/luci che come mixer di palco dove invece il Service è presente. Senza contare che altri controlli mappati sulla Keylab mi danno modo di gestire, dove necessario, luci dmx, macchina del fumo e video per testi al vocalist.

Il Mojo 61 è ovviamente dedicato agli organi Hammond ed è parte del setup (così come il Numa XPiano) esclusivamente negli eventi su palchi, per ovvie ragioni di praticità negli eventi in locali/pub. Nel caso di questi ultimi, sostituisco il Mojo con il VB3, vst di GSi.

L’ XPiano 73 è destinato quasi esclusivamente alle parti strettamente pianistiche o a qualche suono di rhodes/wurlitzer, questi ultimi utilizzati anche su Montage.

Utilizzo anche un breath controller, nello specifico un T.E.C. BBC2, per controllare i vari parametri dei plugin SWAM durante l’esecuzione.

Per la scheda audio, mi affido alla scheda interna al Behringer XR18, molto versatile e ben suonante.

Per quanto riguarda la parte dei plugin software, questi “girano” sostanzialmente su MacBook Pro con qualche eccezioni per alcuni plugin che utilizzo su iPad Pro M1.

Come già detto, la gestione di tutte le tastiere ed anche dei plugin, così come delle sequenze, è destinata a Camelot Pro.

Attraverso Camelot Pro indirizzo tutti i controlli e comandi MIDI per far si che durante le mie esibizioni live io non debba mai “staccare” le mani dalle tastiere e che tutto sia sincronizzato con la Timeline presente nello stesso Camelot Pro.

Quindi, cambi performance e suoni della Montage, e del XPiano sono sincronizzati in Timeline, così come il cambio dei suoni dei plugin. Non da ultimo i cambi luci ed effetti e dei video testi.

Ovviamente tutto ciò prevede un’opportuna quanto lunga programmazione in studio, ma nulla di trascendentale se si entra nella logica, per nulla complessa, di Camelot Pro e se si “masticano” quantomeno le basi del protocollo MIDI. A tal proposito mi preme sottolineare che la conoscenza delle basi del protocollo MIDI non può essere sconosciuta al tastierista moderno!!

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Le sequenze che utilizzo nel mio progetto musicale, mi piace definirle “ibride”. Difatti dopo aver acquistato gli steams dei brani che ci occorrono, sono solito eliminare ovviamente tutte le parti che non ci interessano e che suoniamo live, inserire in studio altre aggiunte/arrangiamenti alle stesse sequenze, e lasciarle solo come supporto per varie parti ed effetti sonori che per forza di cose non potrebbero essere eseguiti dai musicisti (ad esempio tutte le seconde chitarre, o le chitarre acustiche, avendo noi un solo chitarrista. Oppure la sezione percussioni e parti orchestrali aggiuntive, ecc.). Anche qui ovviamente c’è un lungo e complesso lavoro in studio dove utilizzo Logic Pro di Apple come DAW.

Non mancano nelle sequenze, il classico click, utilizzato non solo dal batterista ma da chiunque della band voglia “usufruirne” e la guida vocale per le segnalazioni di parti e strutture dei brani durante l’esecuzione. Quest’ultima si rende necessaria data la complessità del nostro progetto che prevede ben 42 brani in scaletta eseguiti senza soluzione di continuità.

Nelle occasioni di esibizioni dove anche la parte luci/effetti è sotto la diretta gestione della band, ho implementato nel setup un PC (mini pc + schermo touch) con s.o. Windows dove gira QLC+, software per la gestione DMX, nel quale, anche in questo caso, vi è una programmazione a monte di tutti i cambi luce per tutti i brani in scaletta. Ogni segnale DMX e poi veicolato, ai vari fixtures, tramite un Enttec DMX USB PRO.

Anche QLC+ su Windows riceve input MIDI per i cambi scene da Camelot attraverso collegamento MIDI MacBook Pro/PC Windows del quale parlerò in seguito.

La parte dei video testi invece è gestita dal software QLab che gira in background su MacBook. Anch’esso, nemmeno a dirlo, prevede una programmazione a monte e riceve messaggi MIDI per tutti i cambi video da Camelot Pro. 

Le connessioni MIDI sono miste, usb e wireless. Le connessioni usb sono affidate ad un hub usb alimentato mentre quelle wireless ai dispositivi WIDI della CME, nella specifico al WIDI Uhost per la Montage ed al WIDI Jack per la Keylab per la quale mi occorre collegare solo l’OUT MIDI. 

Il WIDI Jack si interfaccia direttamente col Bluetooth del MacBook mentre per il WIDI Uhost preferisco il collegamento ad un WIDI Bud Pro inserito nell’hub usb collegato al MacBook. L’unica tastiera non collegata via MIDI è il Mojo 61.

Anche il Mixer Behringer XR18 può essere controllato da remoto attraverso i controlli della Keylab opportunamente settati ed è collegato al MacBook anch’esso in MIDI Wireless coi dispositivi WIDI, così come il Mini PC che gestisce la parte DMX, collegato via MIDI al MacBook allo stesso modo.

Come già accennato in precedenza, con la band, siamo soliti utilizzare il Behringer  XR18 come mixer di palco per il personal monitoring negli gli eventi con Service audio al seguito. In questo caso specifico utilizziamo 2 splitter audio sempre della Behringer (Ultralink MS8000) che permettono di mandare il singolo segnale di ogni strumento in modo “pulito”, ossia senza equalizzazioni ed effetti a monte, al FOH, e stesso segnale pulito al XR18 alle cui uscite AUX vengono collegati i dispositivi per gli in –ear monitor dei componenti della band. Nel mio caso specifico sfrutto l’uscita ultranet del XR18 per collegare il mio personal monitoring mixer Behringer P16m, molto comodo e versatile.

Negli eventi su palco, inoltre, utilizzando le 4 tastiere (già descritte) con una disposizione ad L e avendo necessità di supportare con i cori il vocalist, ho dovuto trovare il modo di poter avere un doppio microfono, uno per ogni lato della postazione. L’esigenza è quella di avere su entrambi i microfoni, stessa risposta dinamica, stessa equalizzazione, stessi effetti. La soluzione da me adottata è molto semplice: ho sostanzialmente sfruttato la possibilità di poter linkare due canali in ingresso su MS8000 e mandare un’unica uscita al Service e in ingresso al XR18. Quindi in questo modo, utilizzando 2 Shure Beta58a, ho praticamente 2 microfoni che di fatto sono… uno solo!!

Descrivere in un unico articolo come configurare tutto in Camelot Pro prevederebbe fiumi di “inchiostro digitale” così come descrivere come strutturare il discorso DMX e la pre-produzione dei video testi e la configurazione degli stessi in QLab.

Per il momento, quindi, mi fermo a questa spiegazione del mio setup. Magari in seguito si potrà entrare nello specifico dei singoli aspetti.

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