KORG D1 | By MeX

Negli ultimi anni si è assistito ad un fenomeno, trasformatosi poi in una costante, secondo cui la qualità degli strumenti definiti di fascia bassa ha beneficiato di un marcato innalzamento di asticella, fatto di cui va preso atto e cosa che non può che far piacere, al netto di tutta una serie di discorsi di natura economico-produttiva che non troveranno spazio nello scritto.

Tuttavia, se da un lato questo spariglia le carte sul tavolo facendo ballare alcune distinzioni tra categorie sino ad ora ferme, dall’altra permette a molti utenti di trarne beneficio. L’amatore, pure esperto, il professionista che cerca uno strumento di facile trasporto ed affidabile, troveranno nella Korg D1 una fedele collaboratrice. Ciò che traina la tastiera sono i suoni di piano, ben riprodotti ed incisivi, ma la dotazione ulteriore è senz’altro adeguata. Un senso di armonia caratterizza l’esecuzione di MeX, le note sono melodiose e convincono, le sfumature uditive che aleggiano si lasciano gradire senza sforzi.

I campionamenti sono di qualità ben sopra la media, strutturati a dovere anche in relazione all’esborso che la D1 richiede per l’acquisto, la carrellata di preset conferma le iniziali impressioni positive. Il tasto è un chiaro indice del lavoro svolto per fare della D1 un elemento dalle grandi potenzialità, risulta particolarmente dinamico e permette di dedicare alla esecuzione un’apprezzabile varietà di accenti. La sensibilità, dovuta alla tecnologia Real weighted hammer action, è notevole e non riflette la fascia alla quale appartiene la tastiera.

Si inserisce utilmente nel processo creativo la possibilità di assegnare modulazioni ed effetti d’ambiente nei preset, potendo ampliare il ventaglio di atmosfere e di uso dello strumento. Il comparto dei temi, oltre ai piano, è abbastanza esteso e sufficientemente completo, piacevoli strings ed archi, articolati senza grandi rinunce i pad ed i cori, un po’ più “di fortuna” le chitarre.

Cogliendo lo spunto suggerito dal Nostro, mi spingo a fornire una personale interpretazione della presenza di questi suoni che definirei di completamento, potendo risultare decisivi laddove combinati ai più raffinati pianoforte, Wurlitzer, e – più che calzante – compagnia cantante. A conclusione, senza stregare ma conquistando potenzialmente una fetta di mercato importante, lo strumento guadagna un grande senso e si posiziona bene, nel video del sempre caro Enzo fa bene il paio con il basso (sarò abituato al mio jazz, ma la grinta del Tmb mi ha intrigato) e ha lasciato un sorriso di compiacimento nello studio di Synth Cloud.

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