Korg TR, un autentico tuffo nel passato. Detta così, potrebbe far pensare ad un elemento sorpassato, che oramai non ha più granché da raccontare. Non è certamente questo il caso, anzi.
L’indirizzo della tastiera è quello, che pare ad oggi inattuale, di offrire un mezzo espressivo di qualità, con le rinunce pensate, con uno sviluppo che parte dai sound designer e approda agli utenti, con meno possibilità di personalizzazione, ma con un certo carattere di base.
Seduti difronte allo strumento in prova, la prima sensazione è quella di una profonda razionalità, di applicazione di un concetto studiato e frutto di miglioramenti continui. Questo passa anche dai – qui il Nostro chiarisce più che bene – compromessi a favore della musicalità, perché la ricerca della perfezione non si avviti su sé stessa perdendo di vista il fine.
Entrando nel vivo della recensione, Enzo offre una buona panoramica dei suoni della workstation, che se da un lato scontano gli anni che son trascorsi, da una prospettiva esclusivamente tecnica, da altro lato ancora oggi risultano bene utilizzabili, la fruizione e ampia e va dalla esibizione live all’uso in studio, nel mix quelli che sono i limiti riscontrabili sono attenuati.
La sezione piano è in linea con i tempi, gli anni Novanta hanno portato assieme anche un certo numero di preset che oggi si fa fatica ad ascoltare e che affollavano i passaggi radio, mentre altri, tra brass – che personalmente non adoro – sintetizzatori, meglio riusciti, e temi di organo, fanno ancora egregiamente il loro lavoro.
Ne risulta, dunque, che la TR sia ancora una workstation performante, con una buona reattività del tasto, dotato di aftertouch, e dal livello qualitativo ancora ben più che sufficiente se rapportato ai giorni odierni. Se si guarda anche al prezzo al quale è in vendita, il prodotto della casa giapponese acquista una competitività notevole, se si cercano suoni già in buona parte completi, non essendo presente on board una porzione articolata per la personalizzazione.
La profondità delle timbriche, delle strutture sonore, conferiscono alla tastiera una interessante dimensione espressiva, a dispetto dell’età che in più frangenti mostra, potendo dire la propria a livello generale, senza soffrire l’obsolescenza che talvolta è solo impressa su fogli di carta.
779