Le prime note suonano come una dichiarazione di intenti, un messaggio in cui la casa svedese rende noto il desiderio di fornire al musicista un mezzo a tutto tondo (entro alcuni limiti, come è normale), che possa accompagnarlo idealmente ovunque ed in qualunque situazione richieda grande versatilità senza scendere a compromesso alcuno.
MeX è sapiente, vero, ma il mezzo segue in maniera precisa i suoi indirizzi e ne esalta l’esecuzione, facendo volteggiare note. Si dice che qualcuna aleggi ancora negli studi di Synth Cloud, specie quelle a tre synth.
Le interessanti potenzialità dello strumento se sulle prime possono creare un senso di vastità da esplorare, quasi da domare, dall’altro conferiscono una dimensione concreta alla voglia di creare temi ed ambientazioni sonore.
Il concetto di ambientazione sonora, a parere di chi scrive, ben si sposa con la Stage 4, che fa della possibilità di editare suoni stacked, unendo più preset assieme ed ampliando gli orizzonti, uno degli alfieri sulla scacchiera.
La sovrapposizione è molto dinamica, non si ferma ad una contemporaneità di più suoni che caratterizzano la stessa nota sgomitando animosamente per emergere, ma di più sfumature che si concertano (passatemi il termine) per attribuire più di quanto singolarmente, anche assieme, avrebbero potuto. Questo, rimanendo sempre identificabili, definiti, senza creare una di quelle pietanze da ristorante improvvisato in cui gli ingredienti si accoltellano tra loro.
Qui, i due suoni nelle sezioni piano ed organo e tre per sintetizzatori, FM, digital waves e sample, non creano confusione, semplicemente… creano. Senza dubbio un grado di dimestichezza va conquistato, le sezioni organ, piano e synth, organizzate eccellentemente per numero ed accessibilità di controlli (non certo pochi), sono dotate di cursori fisici con cui miscelare i suoni, resi ulteriormente visibili dai led che indicano il livello di ognuno nel mix.
Il layout del mezzo è pulito nonostante la ricchezza di manopole e comandi, l’ultimo layer sulla destra, che chiude la dotazione, è dedicato agli effetti ed alle regolazioni di delay con tap tempo, modulazioni (phaser, flanger, chorus…), simulazioni di amplificazione, compressori, riverbero, governabili contestualmente alla esecuzione.
Appena in tema da ultimo toccato, quello della esecuzione, lo stage piano consente la transizione dei temi con uno scarto tempistico magistralmente ridotto e “smooth”, quasi vellutato, non verificandosi impuntamenti che in attività live risulterebbero poco graditi. La tecnologia alla base è detta Seamless Transition, traducibile in senza sigilli, cuciture, e – posso azzardare – senza soluzione di continuità, e fa giusta sponda ai (settantatre per l’esemplare in test, versione compact) tasti con sensore aftertouch e pesati.
Tutto quello che è a disposizione si rifà a criteri volti a massimizzare il piacere d’uso, l’abbattimento di barriere dell’estro, l’esaltazione della performance; l’interazione è pulita e, per citare il Nostro, aggiungendo preset ne beneficia la profondità senza sacrificare la leggibilità di ognuno di questi, il lavoro di sound design è di alto profilo, le Nord hanno abituato bene gli utenti.
Enzo ha tenuto a donare un istante ad una patch, precisamente quella che ricorda il pianoforte utilizzato da Keith Jarrett nel 1975 all’Opera di Colonia (The Köln concert), artista che nel suo universo ha anche creato un momento indelebile per gli amanti del genere, in Caro diario di Nanni Moretti, nella scena di rimembranza pasoliniana.
Il bouquet sonoro è ben strutturato, per numero e per qualità, si unisce alla ottima fattura della tastiera, in continuità con la tradizione delle precedenti Stage, ma in una rinnovata veste dei comandi e del ventaglio di librerie, che espande gli universi compositivi, grazie anche ai software Nord Sound Manager e Piano Library.
La conclusione che si trae abbastanza agevolmente, è quella di essere innanzi ad uno strumento molto collaborativo, che spinge a superare i propri limiti a favore di nuove terre espressive, con tutto quanto occorre per eseguire in grande stile in live o in studio, senza scendere a grandi patti. Il costo della ultima nata in casa Nord, benché non certo trascurabile, può dirsi adeguato alle potenzialità che esprime.
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