A primo impatto le sonorità evocate dalle mani esperte del Nostro sullo strumento di casa Roland mi hanno avvolto in un mood fatto di toni caldi, facendomi pensare ad una macchina progettata per rimuovere ogni ostacolo creativo.
L’impressione, rivolgendo lo sguardo sui comandi, è quella di avere difronte il frutto di uno studio di ergonomia accurato e dovuto. Infatti, questo il numero di manopole, di tasti, non avrebbe potuto essere adattato ad uno chassis così compatto senza dedicare tempo alla scelta del dimensionamento e del posizionamento.
L’SH-201, dunque, presenta una notevole dotazione e risulta utilizzabile senza intralci in ognuna delle componenti attivabili.
Quello che si vede, di per sé tanto, è una diretta conseguenza di quello che c’è al di sotto della parte fisica, il virtual analog di Roland, solida astronave dalle dieci voci di polifonia, contiene due oscillatori a cui fanno sponda oltre trenta suoni di base, envelope filters, effetti d’ambiente e modulazioni, senza tralasciare una delle invenzioni che trovo abbiano reso l’umanità migliore: l’arpeggiatore.
Leggenda vuole che negli studi di Synth Cloud il campanello sia ricavato da un arpeggiatore, andava detto.
Il timbro sonoro è quello che ha reso celebre Roland, l’architettura dei preset è una sintesi preziosa, quasi una dichiarazione di fedeltà alla causa dei synth, nonostante si tratti di un progetto oramai non freschissimo, di un’idea di funzionalità aperta per avere un ampio bagaglio di possibilità compositive in un unico elemento.
Ogni suono viene restituito in una forma decisa, secca, a tratti anche troppo presente e poco setosa, ma di sicuro effetto, la trama è notevole, la profondità, ci suggerisce Enzo, non manca.
Sebbene si sia innanzi ad un concetto di multifunzionalità e non di specifico sintetizzatore dall’unico indirizzo, il suo lavoro lo svolge con buon profitto, miscelando effettistica e giocando con i filtri c’è da costruire tanto materiale.
L’impressione di trovarsi sul Millennium Falcon accarezza le corde più romantiche, potersi destreggiare tra le waveforms degli oscillatori come neppure in Point break, la selezione di temi, la qualità generale in un corpo leggero, sono punti a favore di sicuro peso.
Al di là dei freddi calcoli, coniugando i pregi dell’SH 201 al prezzo contenuto, valutandone le belle sfumature, la profondità dei suoni, il quadro si fa chiaro, è una buona opportunità, la prova del caro MeX è cristallina su queste tematiche.
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